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Un'opera può essere apprezzata, odiata, capita, condivisa, discussa e giudicata, ma soprattutto va percepita fisicamente e emotivamente. La sottrazione del soggetto alla fagocitante e alienante realtà quotidiana è qualità e caratteristica propria di tutti i linguaggi creativi. Se l'artista è tale in quanto traduttore sensibile dell'esperienza del mondo, capace di trasferire in un oggetto, in una performance, in un video, in uno spartito sonoro, il suo sentire soggettivo a un pubblico universale o viceversa attentamente selezionato, il curatore deve avere inevitabilmente un ruolo di mediatore "culturale". L'incontro tra l'autore e il curatore replica, in una prima fase, la dinamica che si instaura tra lo spettatore e l'opera: scoprire l’essenza dell'altro parte da un abbraccio virtuale che mette in campo la sfera istintiva e passionale. L'indagine attenta, empatica e silenziosa del proprio vissuto e di quello altrui porta a comprendere il processo di elaborazione mentale intrapreso. L'unicità insita nell'atto produttivo, decisa manifestazione di individualità, e il percorso sensibile dell'autore denunciano un'esigenza comunicativa nell’affermazione di una posizione e di un’idea del tutto peculiari. Lasciare una traccia che ineluttabilmente sia testimonianza di un pensiero strutturato è in fondo la finalità dell'artista. L'opera, venendo alla luce, ha una propria autonomia metafisica ed è indubbiamente portatrice della riflessione personale del creatore. L'elaborazione del testo critico deve partire dallo studio dell'opera e necessariamente va riconosciuto che il linguaggio utilizzato è frutto di una scelta ponderata. Infatti, anche la tecnica comunicativa e la modalità di presentazione (tipologia di cornice, composizione, disposizione degli elementi etc.) sono importanti per delineare il messaggio che vuole essere espresso in un determinato luogo e contesto sociale. È comunque centrale sottolineare come non ci sia una chiara e netta definizione dell’attività dell’art curator. Ogni critico, pur rispettando le regole obiettive dell'analisi interpretativa, ha una propria e specifica visione di come relazionarsi al lavoro creativo, all'artista, alla redazione del testo, all'organizzazione della mostra per quanto riguarda l’allestimento, l’ufficio stampa, la realizzazione dell’invito e l’impaginazione del comunicato stampa. Certamente è essenziale interfacciarsi con spazi, gallerie, festival - in breve con realtà intellettualmente attive - che si concentrano, attraverso una ricerca seria, su artisti di qualità, forti della propria fantasia nell’esprimere concetti carichi di significato in forme inedite e originali. La visione curatoriale non può quindi prescindere dall'ascolto e dall'individuazione del pensiero immaginativo che si confronta, ogni volta, con l'esclusività di una nuova espressione sensibile ed estetica tutta da raccontare.
 
A work of art can be appreciated, hated, understood, shared, discussed and judged, but must, above all, be physically and emotionally perceived. The subject’s removal from everyday reality, all-devouring and alienating, is the attribute and characteristic of all creative languages. If the artist is such because of his ability to be a perceptive translator of the experience of the world, capable of transferring his subjective feeling to an audience – be it universal or carefully selected – via an object, performance, video, musical score, the curator must necessarily play the role of ‘cultural’ mediator.  The encounter of author and curator replicates, in an initial phase, the dynamics that emerge between spectator and work of art: the act of discovering each other’s essence begins with a virtual embrace that calls into play the instinctive and emotive sphere. The careful, empathic and silent analysis of one’s own experiences and of those of others leads to an understanding of the path of mental processing undertaken. The distinguishing uniqueness of the productive act, strong manifestation of individuality, and the author’s sensorial journey denounce the necessity to communicate in the affirmation of a unique stance and idea. After all the artist’s goal is to leave an inescapable trace attesting to a structured thought.  As it comes to light, the work of art has its own metaphysical autonomy and is undoubtedly a bearer of the creator’s personal reflections. The elaboration of the critical text must take its lead from the study of the work of art and it is worth acknowledging that the language used results from a careful choice. Indeed, even the communication technique and the presentation style (framing, composition, disposition of the elements etc.) are fundamental to the delineation of the message to be expressed in a given place and social context. It must however be underlined that the activity of the art curator does not have a clear-cut definition. Each critic, while abiding by the objective rules of interpretive analysis, has a personal and specific view of how to relate himself to the creative work, the artist, the writing of a text and the organization of the exhibition as far as set-up, press office, invites and press text layout are concerned. It is essential to interact with spaces, galleries, festivals – that is, intellectually active realities – that focus, through serious research, on high quality artists, whose fantasy allows them to express meaningful concepts in new and original forms. The curator’s vision cannot thus prescind from the act of listening attentively and from the identification of the imaginative thinking that, each time, comes face to face with the uniqueness of a new sensorial and aesthetic expression, asking to be narrated.
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